A Travellerspoint blog

Le Torri del Silenzio e ancora la Via della Seta

Da Yazd a Kerman

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Ho trascorso questo ultimo giorno del 2013 ancora una volta in totale solitudine emotiva. È un rituale che rispetto ogni anno: mi prendo del tempo per riconciliare eventi ed emozioni, per rivedermi e per rivedere tutto ciò che amo e tutti quelli che amo. Ho bisogno di incontri e resoconti, di giri di boa e nuovi inizi. Non ne posso fare a meno.

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Così, alla ricerca di pace, di buon mattino, sono salita sulla collina delle Torri del Silenzio, a Yazd, dove i seguaci del profeta Zoroastro (Zarathustra) abbandonavano i corpi dei defunti, in attesa che venissero divorati dagli uccelli. In questo modo, evitavano di contaminare la terra che amavano e rispettavano.

Mi sono ritagliata qualche attimo per ascoltare le vibrazioni di quegli altari dismessi, tra le nuvole.
Silenzio che sfregia l'anima.

E poi sono partita per il deserto, alla ricerca di caravanserragli tendati e illuminati da candele. Un sogno di paglia e fango da cui ho sentito vibrare la vita.

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(Ti ho portato con me nel deserto affinché i sette cieli e i velluti di queste stelle rimanessero incantati dal suono della tua voce. La solitudine di queste sabbie si è fatta pallida di invidia ascoltando in te il remoto canto del mare).

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Posted by Marina_Calypso 12:12 Archived in Iran Comments (4)

Sulla Via della Seta

sunny
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"Guarda bene: che cosa avevi dapprima, quando se venuto al mondo, delle cose che ora hai? Ti porterai via da queste strettoie del mondo solo quel che ti sei portato il primo giorno. Con al collo il greve debito dei mari e dei monti, come si può danzare col cielo? Sforzati dunque di restituire il tuo debito, sì che rimanga tu solo, e quando non avrai più nemmeno un grano del peso del mondo, va' nel mondo dove tu vuoi. Bisogna che tu stesso getti via i tuoi bagagli prima che tirino la tua corona giù dal trono. Verrà un giorno che cento puri germogli saranno gettati a terra dalla polvere dell'invidia, ma io, che, come rosa, ho gettato le armi, mi son anche liberato della spina dell'invidia, nella speranza che la povera veste del mio corpo versi talco sul fuoco dell'invidia. Così soltanto si può percorrere la strada in questo luogo di terrori, fino alla morte; e quando avrò oltrepassato questo vecchio posto di tappa, faccia pure il cielo quello che vuole. "

Nezami - Le sette principesse.

Sulla Via della seta, tra caravanserragli ricoperti di neve e villaggi in rovina.

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Posted by Marina_Calypso 04:14 Archived in Iran Comments (7)

Una cerimonia sufi

E mille domande in attesa di risposta.

sunny

In Iran, la corrente meno tollerata dell'Islam, oggetto di repressione, è ancora oggi il sufismo. Per questa ragione, i sufi iraniani si riuniscono in preghiera nelle case altrui, in forma segreta, quasi invisibile.

Conoscere Sepedeh, una giovane universitaria di Isfahan, è stato, per questa ragione ma non solo, un dono, perché grazie a lei, oggi sono riuscita finalmente a prendere parte ad una cerimonia sufi, a casa della figlia del leader supremo in Iran.

Ammetto di aver avuto un po' di paura, inizialmente. Il regime è certamente più tollerante con i turisti rispetto ai locali ma temevo per la padrona di casa e la giovane amica, oltre che per la mia testa. Gli infedeli non sono normalmente ben accetti, eppure, non ho saputo dire di no, e mi sono presentata all'appuntamento con Sepedeh.

Arrivate alla casa della preghiera, indosso il chador, rimanendo scalza. Mi accomodo in fondo alla sala, su una sedia, mentre le altre donne, di ogni età, si siedono a gambe incrociate sui gli spessi tappeti persiani. Mi guardano attente. Le più curiose sono le bambine più piccole, seguono le donne più giovani. Durante le due ore di preghiera in lingua farsi, intervallate dalla cerimonia del tè e da una serie di altri riti, osservo i chador alzarsi ed abbassarsi come onde del mare. I volti appaiono e scompaiono dietro ai veli, lasciando intravedere, ogni tanto, sorrisi affettuosi.

Ad un certo punto una voce maschile intona un lunghissimo canto straziante.
Le donne cominciano a piangere, alcune urlano dal dolore. Si battono il petto, ricordando le persone care che non ci sono più .
Anche Sepedeh, di fronte a me è in lacrime.
Un neonato piagnucola tra le braccia di una giovane mamma.
Anch'io, improvvisamente, mi ritrovo a piangere chi non c'è più.

Le donne mi sfilano davanti verso l'uscita e mi baciano, chi sulla guancia, chi sulle fronte, chi sulla spalla. Mi benedicono, mi invitano ad andare alle loro case, mi stringono al loro petto con sorrisi dolcissimi e materni. Gesti degni dell'ammirevole ospitalità e della gentilezza iraniana.

La padrona di casa mi vuole salutare. È una figura così importante eppure tanto piccola e gracile. Mi chiede se ho capito qualcosa del testo in farsi, le rispondo che capire è meno importante di sentire e io mi sono emozionata enormemente. Annuisce.

All'uscita mi regalano la foto di uno delle personalità più sante della corrente sufi iraniana, un rosario e altri oggetti per la preghiera. Le donne continuano a benedirmi e a baciarmi. È ora di rientrare.

In macchina, mi ritrovo la testa piena di domande che avrei voluto fare a questa donna santa ma il tempo è sempre poco e, si sa: le risposte migliori le abbiamo sempre dentro di noi, basta cercarle.

(E, in fondo, è per questo che sono qui).

Posted by Marina_Calypso 11:24 Archived in Iran Comments (5)

Le notti di Isfahan

La metà del mondo oltre la metà del giorno

sunny
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Mi avevi detto che saresti tornato
Quando il fiore sarebbe sbocciato sulla collina
Ora il fiore è sbocciato ma tu non ci sei...
Dove sei amore mio?
La gente del villaggio mi dice di averti visto al bazar
Io so che stanno mentendo
Ma sono disposta a dare loro soldi
Pur di sentir pronunciare ancora il tuo nome

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Cantano così gli uomini sotto gli archi del Pol-e Khaju, uno dei ponti che uniscono le due sponde della meravigliosa Isfahan. Un canto che riecheggia pieno d'amore e di ricordi, in contrasto con un fiume in secca e gli sfarzi ormai lontani di Shah Abbas II e i racconti del mistico Rumi. Le coppie si nascondono nell'ombra tra i cunicoli, le donne velate sfuggono dagli sguardi indiscreti mentre la luna si nega rivelandoci le prime stelle.

Giungere ad a Isfahan di notte è uno dei doni più belli di questo meraviglioso viaggio.

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Posted by Marina_Calypso 07:19 Archived in Iran Comments (7)

Kashan

La terra delle rose


"Giunse l’amore e colmò loro il calice di vino. Quand’ebbero colto la rosa profumata dell’amore, vollero assaporare il suo profumo ogni giorno: l’uno rapito dalla bellezza dell’altro, il cuore stordito e pur senza perdere i sensi, perdutamente innamorati in uno struggimento che mai si estingueva." (Leyla e Majnun, Nezami)

Secondo Erodoto, i caravanserragli si trovavano comunemente lungo la strada che univa Sardis a Suza, nell'antico impero persiano. Il loro nome deriva dalla parola persiana "kārvānsarā", composta da ''kārvān (carovana) e sara (palazzo o edificio con corte chiusa) e serviva ad indicare le stazioni di sosta dove i mercanti e i viaggiatori sostavano per far riposare i cammelli. Si trovavano tutte a 33 km (10 faran) di distanza l'una dall'altra.

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Uno di questi caravanserragli si trova nell'antica Kashan, la città delle rose. Qui, in primavera, quando nei campi spuntano i primi boccioli, l'aria profuma di questo fiore. Migliaia sono i roseti attorno alla città nei quali i contadini raccolgono, scegliendo con cura i petali più belli, le rose da trasformare in acqua profumata o boccioli per cucinare. Attorno al giardino del palazzo Bagh-e-fin, voluto da Shah Abbas affinché la città avesse il suo Paradis (giardino), tra le numerose fontane, ai piedi dei cipressi, sbocciano le varietà più eleganti.

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Sede dell'usuale moschea e di una madrasa ancora in uso, Kashan ospita soprattutto un raffinato hamam e delle bellissime case storiche, tra le quali spicca la dimora Tabatabai, costruzione voluta da un signore locale il quale, dovendo dare in sposa la figlia, chiese al futuro sposo di assicurarsi che la giovane non vivesse mai in una dimora di gusto e dimensioni inferiori a quella nella quale era vissuta da giovane.

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Per quanto senza dubbio affascinante, Kashan è un luogo che non riesco a vivere del tutto, fino in fondo. Qualcosa mi sembra mancare, come se la sua anima fosse nascosta tra i vicoli delle case in rovina, oltre le ville e i fasti del centro turistico, tra le case di paglia sgretolate e i vicoli polverosi. Forse sono gli abitanti invisibili come fantasmi. Ormai giunto il tramonto, le strade svuotate riecheggiano soltanto del canto del muezzin.

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Posted by Marina_Calypso 12:43 Comments (4)

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